Più di 3.000 monete antiche riportate alla luce dagli archeologi aprono una porta rivolta al passato.

Uno scavo archeologico fatto in Italia centrale ha portato alla luce un quantitativo esorbitante di monete e gemme risalenti a migliaia di anni fa. Il sito, divenuto protagonista di questa impresa è quello di Claterna, nei pressi di Bologna.

credit by Ministero della Cultura/Soprintendenza Bologna

Questo luogo è stato soprannominato come “la Pompei del Nord”, proprio grazie all’enorme numero di reperti rinvenuti durante gli scavi. Attualmente sono state trovate più di 3.000 monete antiche e decine di gemme preziose dal valore inestimabile.

Questo luogo vanta un’importanza storica davvero speciale. Prima ancora degli antichi romani furono gli etruschi e i celti ad abitare queste zone, e a lasciare il segno del loro passaggio.

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Da quando gli archeologi hanno cominciato gli scavi sono venuti alla luce migliaia di reperti importantissimi. Questi hanno permesso di aprire una “finestra” sul passato, rivelando dettagli molto importanti della storia e della cultura dell’epoca.

Attualmente soltanto il 10% dell’intero sito è stato esplorato e quindi è certo che ci siano ancora tantissimi segreti da riportare alla luce. Tra le monete più importanti, rinvenute a Claterna, troviamo sicuramente la moneta riportante il “marchio” di Roma.

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Questa moneta dimostra quanto fosse profonda e radicata l’influenza romana in questo luogo. Tale moneta rappresenta anche una testimonianza delle vittorie fatte sul campo di battaglia dall’esercito romano e rappresenta un simbolo della potenza del loro impero.

Oltretutto, questo specifico reperto ha confermato anche una datazione importante, legata alla presenza di un anfiteatro romano, eretto intorno al I secolo a.C. a Claterna e ancora non ritrovato.

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Questo luogo dev’essere stato un fulcro fondamentale per i commerci della zona, e per tutti coloro che erano diretti verso Roma. Tra le molte monete rinvenute se ne possono osservare varie modellate per raffigurare importanti edifici locali e altre con rappresentazioni di divinità.

Secondo gli esperti, nella zona doveva essere presente un laboratorio artigianale che si occupava proprio della loro produzione e messa in commercio.