Le batterie dell’auto ci sorprendono sempre, e forse molti di voi si saranno accorti, magari dopo la quarantena, dopo non aver guidato per molto tempo, della batteria totalmente scarica. Di solito queste hanno una vita che dura circa 5 anni, ma quando non sono usate per lungo tempo potrebbero durare ancora a meno, qualcosa che a primo impatto è un controsenso.

Ma cerchiamo di capire perché questo si verifica. Le batterie usano reazioni chimiche per generare corrente elettrica, movimento di elettroni che la porta a mettersi in moto. Poi ci sono i materiali conduttivi. Per avviarsi, nella batteria ci devono essere due elettrodi, quello positivo che viene definito catodo e quello negativo che prende il nome di anodo, che sono collegati ai cavi per avere corrente. Il terzo componente è l’elettrolita e può essere liquido o solido. Il funzionamento dei tre elementi consente la durata massima della batteria o la sua totale putrescenza, in caso in cui qualcosa vada storto.


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Le batterie sono di piombo, e l’elettrolita è una soluzione di acido solforico in cui abbiamo gli elettrodi, di piombo. I catodi sono ricoperti di biossido di piombo, e gli anodi sono fatti di puro piombo spugnoso. Il biossido di piombo assorbe gli elettroni quando l’acido solforico reagisce, generando solfato di piombo. Nel frattempo, l’acido solforico reagisce con il piombo, generando così solfato di piombo, e di conseguenza un eccesso di elettroni. Pertanto, ogni elettrodo è in grado di generare o assorbire elettroni e viene così prodotta la corrente della batteria della nostra auto.

La reazione che ne deriva in ogni caso è sempre la stessa: solfato di piombo, che si accumula sotto forma di cristalli sopra gli elettrodi e batteria carica e in funzione. Inoltre, la batteria rilascia acqua e acido solforico puro, rendendo così possibile sapere qual è lo stato di carica semplicemente misurando il pH dell’elettrolita al suo interno.

Man mano che questi cristalli si accumulano, la batteria smette gradualmente di funzionare, ma fortunatamente sono ricaricabili. In altre parole, la reazione chimica che causa la corrente può essere generata di nuovo e con essa il solfato di piombo reagisce nuovamente e i cristalli scompaiono.

Ma questo processo non funziona nel caso in cui i cristalli accumulati siano troppo grandi, poiché la reazione si verifica solo intorno all’elettrodo che non può essere completamente sciolta. Questo rende la batteria non più ricaricabile, ma solfatata (a causa di un eccesso di solfato di piombo).

Anche se lasciamo la batteria dell’auto scollegata per un po’ di tempo, le reazioni chimiche degli elettrodi continuano a verificarsi, anche se più lentamente. Ciò può causare la formazione di un numero sempre maggiore di cristalli di solfato di piombo sugli elettrodi, dove continueranno ad accumularsi e crescere lentamente.

Pertanto è necessario ricaricare la batteria con frequenza in modo che i cristalli di solfato non crescano troppo. Per questo dobbiamo fare uso costante della nostra macchina, o avviarla e metterla in moto di tanto in tanto. Così faremo di nuovo funzionare la batteria, e quindi la manterremo ricaricabile. In caso contrario si corre il rischio che a poco a poco muoia, fino a diventare una batteria che non potremo più ricaricare in nessun modo.


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Altra cosa: la temperatura esterna influisce anche sulla durata della batteria e nello specifico sulle reazioni chimiche che generano la corrente. In inverno, il solfato di piombo cristallizza più facilmente, quindi la nostra batteria si scarica più velocemente.

Se vedi che l’auto non si avvia o che la batteria non funziona, è forse perché è stata solfatata. Per verificare le cose al meglio, ti basterà dare una piccola spinta alla macchina e attivare così la dinamo. In caso di mancata messa in moto, è giunto il momento di chiamare il meccanico.

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