Quando ci troviamo in periodi di grandi crisi, i progetti fai da te sono molto in voga, un po’ per divertimento e un po’ per necessità. E così, durante la crisi del 30, le donne degli USA hanno dimostrato una enorme creatività, utilizzando tutto quello che riuscivano ad avere sotto mano.

Fonte immagine: Hine, Lewis Wickes, 1874-1940, photographer

I sacchi di farina, nel 30, erano un materiale eccellente per realizzare progetti di cucito senza investire denaro nell’acquisto di tessuti di altro tipo. Le fabbriche di farina, quindi, iniziarono a vendere questi prodotti con più colori e forme.

C’erano alcuni che realizzavano sacchi con disegni e colori molto particolari. Da questi si potevano realizzare peluche, vestiti e accessori vari. Le borse venivano serigrafate con il marchio del produttore dei sacchi di farina, un dettaglio che non passava certo inosservato. Questi dettagli venivano molto apprezzati e destavano l’attenzione di tutti: al tempo, infatti, ogni piccolo particolare era visto di buon occhio, visti i tempi difficili che correvano.

Durante la grande depressione, circa 4 milioni di uomini, donne e bambini hanno usato i sacchi di farina per i motivi più diversi. C’erano alcune forme e design che permettevano di interrompere il grigiore bellico del tempo, per conferire ai vestiti uno stile unico e originale, adatto ad ogni età. Come dicevamo prima, molti disegni presenti sui sacchi erano dedicati proprio ai bambini che potevano avere maglie e pantaloni carinissimi grazie ai disegni presenti sui sacchi.

Numerose riviste del tempo poi, pubblicavano veri e propri tutorial che aiutavano le persone a svolgere il compito in esame: ricavare dai sacchi proprio abiti, borse e via dicendo. Alcune donne cominciarono anche a specializzarsi in sartoria e iniziarono a vendere i capi derivati dai sacchi di farina.

Si può dire che in questo periodo di grande crisi, arrivò in modo massivo e per la prima volta, la grande arte del riciclaggio: il fai da te ha sempre aiutato l’uomo a rendere al meglio. E non è un caso che questo parta proprio dalla grandi depressioni.